Gianna De Marchi: Il bivio genetico di Gianni Tamino, Edizioni Ambiente

 

 

 

 

 

 

 

A un anno dalla pubblicazione resta ancora di grande attualità il libro di Gianni Tamino “Il bivio genetico”. Negli ultimi mesi il dibattito sulla biogenetica nel nostro paese ha portato forti tensioni fra  fautori della libertà di scienza e “proibizionisti” sulla ricerca e sulle sperimentazioni.

Il 28 novembre 2002 il ministro della sanità Girolamo Sirchia ha dichiarato a Campobasso, inaugurando un centro ad alta tecnologia, che “la clonazione ri- produttiva è un crimine contro l’umanità e che la clonazione terapeutica non è  migliore, perchè non differisce sostanzialmente dalla prima”. Ha aggiunto an- che che la clonazione, pure quella terapeutica, è un crimine alla stregua della schiavitù, delle sevizie sui bambini e degli orrori nazisti”. Una presa di posizio- ne ufficiale molto radicale di un ministro del governo italiano, affiancata ed amplificata da quasi tutte le componenti cattoliche del paese.

 Porte chiuse quindi dei “proibizionisti” all’intrusione umana nel delicato e complicato mondo delle manipolazioni genetiche, da loro considerate come l'e- spressione più  recente e terribile di una visione solo meccanicistica e utilitari- stica della vita. Porte chiuse agli ogm, gli organismi geneticamente modificati, ottenuti togliendo ed inserendo frammenti di dna di cui non conosciamo bene le funzioni. Ne conosceremmo le reazioni a posteriori, cioè troppo tardi. Come sappiamo, immediate e roventi sono arrivate le repliche del fronte di pensiero opposto, dai fautori della libertà di ricerca. Con più o meno sincerità di intenti rispetto al profitto, questi ultimi portano come argomentazione il rapporto del nobel Renato Dulbecco che, nel suo rapporto commissionato tempo addietro dal ministro della sanità Veronesi, stimava in circa 9-10 milioni di italiani il nu- mero di coloro che potrebbero essere curati grazie alla clonazione terapeutica. Il vero crimine sarebbe quindi l’opposto, quello di impedire la guarigione a quei dieci milioni di malati, cioè di togliere loro unilateralmente  ogni speranza. Lo scontro si allarga e, poi, rischia di diventare conflitto fra paesi perchè le parole del ministro italiano offendono un  paese amico e membro della Unione Euro- pea, la Gran Bretagna, dove la ricerca sulla genetica ha briglie molto più sciol- te, come del resto in Usa ed Israele (interessante sul tema il discorso tenuto da Tony Blair alla Accademia Reale delle Scienze). Ancora oltre, si è arrivati a scrivere che controllare il processo produttivo umano significherebbe una salto di civiltà, perchè estenderebbe l’area della “responsabilità umana”. Due fronti di pensiero, speranza nella scienza e paura nello stesso tempo, paura dei “ladri di geni”, paura dei brevetti, della mercificazione della vita. Difficile prendere posizione per i non addetti ai lavori scientifici, difficile valutare senza condi- zionamenti dei media, senza superficialità.

  Gianni Tamino ci aiuta ad affrontare questo dibattito ad alta tensione nel suo libro “Il bivio genetico” (Edizioni Ambiente 2001), offrendoci, nella lettura della biotecnologia e delle sue implicazioni, lo scrupolo dell’addetto ai lavori e l'umiltà dello scienziato vero. Ed è questo ciò che ci serve.

Il prof. Tamino è docente di Biologia generale all’Università degli Studi di Pa- dova e svolge ricerca nel campo dei rischi legati alle applicazioni biomolecolari. E’ stato membro del Consiglio europeo, ha seguito la normativa comunitaria in tema di biotecnologie ed è attualmente membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza. Il suo libro affronta il tema con la passione dello scienziato che ama la precisione nell’informazione scientifica. Ogni capitolo documenta ricer- che e prospettive entusiasmanti. Ma subito dopo averla introdotta, egli ricorda come proprio quella ricerca possa essere sottoposta alla pressione di interessi economici e di meccanismi speculativi. Prima l’esposizione accurata ed esau- riente dei singoli temi trattati: dopo, caso per caso, le incertezze e le questioni aperte, gli interrogativi sulle sperimentazioni e sulle applicazioni industriali. Il lettore è quindi accompagnato criticamente per mano a prendere una posizione più personale sulla ingegneria genetica. Può approfondire nozioni sul codice ge- netico, la clonazione, che cosa siano le cellule staminali, apprendere princìpi di genetica molecolare, una breve storia degli xenotrapianti e molto altro. Dopo l’introduzione alla parte scientifica, anche una parte sulla normativa in vigore, gli uffici brevetti, l’ufficio europeo e le sue ipocrisie, il principio di precauzio- ne, gli interessi economici… per rispondere con maggiore  autonomia a quesiti che difficilmente possono essere trattati con buona profondità dai media. Piut- tosto spesso ci sorbiamo il sensazionalismo, con l’emotività del dibattito che oggi fa notizia, domani non si sa. Tamino inoltre ci conduce a comprendere con le parole dello scienziato sostenendo che se è giusto dire che il progresso non si può fermare per il bene di tutti, d’altra parte sta passando con troppa facilità il messaggio che si deve rischiare. Ma tutti i rischi non sono uguali! Er- rore grave confonderli.

Il libro di Tamino ripropone anche l’analisi di esempi tratti dall’attualità degli ultimi anni, come la storia di Jesse Gelsinger, la prima vittima della terapia ge- nica, o il caso esemplare Craig Ventre, presidente della Celera Genomics, ormai padrone di brevetti che l’UNESCO ha invece definito patrimonio dell’umanità. Dopodichè, con più conoscenza scientifica e giuridica si può abbandonare l'u- na o l’altra posizione radicale e credere con l'autore del libro nella “possibilità possibile” di uno sviluppo leggero, sostenibile. Gianni Tamino invita ad una cultura ambientale e scientifica illuminata ed autentica. Con i piedi nella realtà ma senza perdere la capacità di tenere sveglio il dubbio etico.

 

 

 novembre 2002