L’apporto dei gruppi Alcolisti
Anonimi
nel recupero
dell’alcolista
di Allaman Allamani
Premessa
Quel che da qualche tempo accade in quel settore a bassa tecnologia e a
limi- tata specializzazione professionale che è l’area delle dipendenze da
sostanze, in particolare dell’alcoldipendenza, crediamo che sia il segno
di un cambiamento nel mondo sanitario e nella società italiana negli
ultimi trent’anni. In questo tempo si è infatti sviluppato un movimento di
auto-aiuto che pur non sosti- tuendosi ai professionisti e alle loro
competenze in campo medico e psicologi- co, ne integra gli interventi in
modo indispensabile attraverso un programma gruppale indirizzato a
cambiare la concezione della vita e lo stile del comporta- mento
quotidiano. Anche adesso se nel nostro paese si è notevolmente svilup-
pata l’organizzazione dei Club degli alcolisti in trattamento, il gruppo
storico è rappresentato dagli Alcolisti Anonimi, nati in America nel 1935
e sorti in Italia agli inizi degli anni '70. Sulla base di un mutuo
sostegno e a costo assolutamen- te nullo possono essere una risorsa
efficace per i medici di famiglia, gli psicote- rapeuti, gli operatori di
ospedali, SerT, Centri di cura e carceri, e per i ministri del
culto.
AA ha un posto unico tra i vari movimenti di
rilevanza sociale nati nel '900 per la lunga durata che finora hanno
mantenuto la loro ideologia e il loro pro- gramma; ha avuto anche successo
in modo ineguagliato nel mantenere un’orga- nizzazione semplice ed
efficace che utilizza e insieme tiene sotto controllo la leadership dei
suoi membri. Secondo i Servizi Generali di AA italiana, nel
nostro paese attualmente esi- stono circa 500 gruppi. Pur con
l’approssimazione dovuta all’anonimato dei suoi partecipanti, si potrà
stimare che AA italiana sia oggi frequentata da alme- no diecimila
alcolisti. La diffusione dei gruppi è maggiore nel nord e nel centro
Italia, dove essi si trovano nelle principali città. Nel sud e nelle isole
i gruppi distano anche centinaia di chilometri l’uno dall’altro. I gruppi
sono di solito di- slocati presso parrocchie, istituzioni sanitarie,
edifici pubblici. Così come negli altri paesi, AA italiana è organizzata
in aree (pressappoco corrispondenti alle regioni) i cui delegati
convengono a una Conferenza annuale dove si decidono le linee di condotta
dell’Associazione e si eleggono i fiduciari dei Servizi Gene- rali; a
livello regionale e nazionale sono costituiti dei comitati, tra cui quelli
per l’informazione pubblica e per i rapporti con le istituzioni.
Almeno tre sono le inchieste che ci danno un profilo ritratto dei
partecipanti ai gruppi nel nostro paese. La prima fu compiuta su 138
persone delle province di Firenze e Pistoia nel periodo 1990-1992. Le
altre due inchieste sono parte di un’indagine nazionale che l’Associazione
ha intrapreso nel 1996 e nel 1998 sui propri membri, cui hanno risposto
1.816 individui nel 1996 e 3.045 nel 1998. Complessivamente i tre gruppi
di risultati corrispondono tra loro e sono così riassumibili: ▪ le
donne sono un po’ meno della metà degli uomini (a differenza di quanto
accade nei servizi o reparti specialistici del sistema sanitario
nazionale, ove è assai maggiore il rapporto maschi/femmine); ▪ l’età
media si aggira tra 40 e 50 anni, con una varianza tra 17 e 77 anni; ▪
circa il 70% è coniugato o convivente, mentre il 10% è separato o
divorziato (il che è superiore alla corrispondente media nazionale); ▪
più del 60% ha conseguito la licenza elementare o media, e circa il 5% è
lau- reato (una percentuale un po’ superiore alla media italiana); ▪
gli occupati sono attorno al 60%.
Il
Programma di Alcolisti Anonimi
Alcolisti Anonimi ritiene
che l’alcolismo sia una malattia, come espresso da alcune definizioni
dell’OMS e secondo le attuali indicazioni del Manuale dia-
gnostico-statistico dei disturbi mentali dell'Associazione psichiatrica
america- na; e che non si può guarire dall’alcolismo. AA è assolutamente
autonoma e autofinanziantesi, non aderisce e non si affilia a nessun’altra
organizzazione sia essa religiosa, politica, pubblica o privata, e non
accetta finanziamenti esterni di qualsiasi tipo. AA è un
complesso programma spirituale, fondato sull’accoglienza, il rispetto, la
condivisione e l’autonomia. Entrarvi, per un alcolista, è arrendersi
all’evi- denza che non è più in grado di vincere l’alcol con la propria
volontà o con altri mezzi ad essa subordinati. Paradossalmente, se a
questo passo corrisponde una richiesta di aiuto al gruppo, può
sopravvenire la vittoria sull’alcol e sul com- portamento di dipendenza da
esso. Il programma è caratterizzato da: a) i 12 passi, che
costituiscono il nucleo del recupero individuale. Iniziano col primo
passo, in cui si ammette la propria impotenza di fronte all’alcol, e si
svi- luppano attraverso gli altri passi attinenti il comportamento tra
cui: giungere a credere di poter affidarsi a qualcun altro, fare un
inventario dei propri compor- tamenti, fino al dodicesimo passo, con cui
si trasmette la propria testimonianza a un altro alcolista in fase attiva;
b) le 12 tradizioni, princìpi che salvaguardano l’unità di AA e
permettono di tradurre in pratica quanto ognuno ha ottenuto coi passi. Tra
esse ricordiamo la autonomia dei gruppi, il rifiuto di contributi
economici esterni, la trasmissione del messaggio a chi ancora soffre
nell’alcol e la rilevanza che ha il servizio in AA; c) i dodici
concetti, i quali regolano il servizio nei gruppi, nella Conferenza e nei
Servizi Generali, e garantiscono le decisioni che devono prendere i
servito- ri. I concetti, princìpi inerenti al funzionamento e
organizzazione dei gruppi, sono anche esperienze pratiche applicabili alla
vita di ogni giorno.
Il gruppo è l’unità di base di AA.
Variabile per numero da quattro o cinque persone fino a 50 o più, si
riunisce una o due e anche tre volte la settimana. Può liberamente entrare
in qualsiasi gruppo di AA chiunque ha un desiderio di smettere di bere. I
contenuti degli incontri consistono nell’accoglienza del nuo- vo arrivato,
ovvero discendono dal programma che viene commentato nelle sue parti. A
turno le persone che parlano esprimono le loro esperienze e rifles- sioni
e non sono interrotte prima che finiscano. L’aiuto, che avviene frequen-
tando le riunioni, può occorrere anche fuori dal gruppo attraverso
telefonate e incontri, specie tra un alcolista e il suo sponsor, cioè un
alcolista recuperato da un certo tempo che si renda disponibile per
colloqui in cui condivide la propria esperienza. Le
caratteristiche di AA sono state evidenziate da un recente studio svolto
in otto paesi. Tra di esse: ▪ il gruppo è la base autonoma
dell’associazione; ▪ il gruppo è libero e tutti sono liberi di entrarvi
se hanno un desiderio di smet- tere di bere; ▪ le riunioni di gruppo
sono considerate eventi della parola dove chi parla ha tutto l’agio di
parlare onestamente delle proprie esperienze, e chi ascolta non dà
interpretazioni o consigli; ▪ nel gruppo e nell’associazione tutti sono
tendenzialmente uguali; i vari ruoli di servizio (tra cui segretario e
tesoriere di gruppo, coordinatore e delegato d’a- rea, fiduciario dei
Servizi Generali) sono per elezione e per rotazione e le deci- sioni sono
prese per consenso il più possibile condiviso; ▪ nella partecipazione
al gruppo si privilegia l’evoluzione personale, o indivi- duazione,
dell’alcolista.
Efficacia del
Programma
Il Programma di Alcolisti Anonimi ha la prima
dimostrazione della sua effica- cia dal numero di persone che vi sono
affluite nel mondo, e che si contano a milioni, e dalla testimonianza di
numerosi clinici. Esistono anche alcuni studi che hanno cercato di
quantificare i risultati prodotti da AA, anche se l’anoni- mato
dell’associazione non rende facile la ricerca. Un’indagine
convincente è stata compiuta negli Stati Uniti attraverso il regi- stro
ambulatoriale CATOR (cioè il Chemical Abuse/Addiction Treatment
Outcome Register) nel 1988, che in un campione di 2.303 alcolisti indica
il 76% di astinenza a un anno tra quelli che frequentavano AA (65% per gli
altri che non facevano AA). Nel 1997 è uscito un altro
consistente studio compiuto in differenti luoghi de- gli Stati Uniti e
durato nell’insieme 8 anni (il Project MATCH del 1997). Mille e 726
pazienti con problemi alcol-correlati, di cui 953 ambulatoriali e 774 di-
messi dall’ospedale, furono assegnati a tre tipi di trattamento breve: 1)
12 se- dute di facilitazione per l’invio ad Alcolisti Anonimi; 2) 12
sedute di terapia cognitivo-comportamentale con apprendimento di abilità
per prevenire le rica- dute; 3) 4 sedute di terapia motivazionale per
accrescere l’impegno al cambia- mento. Poiché le condizioni di
campionamento erano diverse dall’altro studio americano prima citato, e
l’esposizione al trattamento probabilmente più limi- tata, le percentuali
complessive di astinenza sono qui risultate assai minori: in- fatti dopo
un anno non avevano mai bevuto il 35% dei dimessi dall’ospedale e il 20%
degli ambulatoriali. Inoltre è risultato che le differenze tra ciascuno
dei tre tipi di trattamento erano, sia pur lievemente, in favore del primo
trattamen- to, quello facilitante l’invio ad Alcolisti Anonimi.
Anche in Italia è stata
realizzata un’inchiesta, più limitata, presso sei strutture sanitarie
collaboranti con AA (Servizio Sperimentale di Alcologia, Dolo, Vene- zia;
Divisione di Medicina Interna 2, Ospedale S. Corona, Garbagnate Milane-
se; Villa Silvia, Senigallia, Ancona; Centro Alcologico Integrato,
Firenze; Cen- tro semiresidenziale La Promessa, Roma; SERT, Azienda
Sanitaria Locale RM E, Roma). L’inchiesta ha cercato di capire quanti
pazienti inviati ad AA rag- giungessero e mantenessero l’astinenza nel
periodo successivo al loro inseri- mento nel programma di trattamento. Dei
480 alcolisti entrati in primo contat- to con le sopraddette strutture nel
1995, e inviate a vari programmi di tratta- mento, ne restava in carico il
54% ai follow up effettuati presso di esse dopo un periodo di 6-12
mesi. Tuttavia la percentuale saliva al 70% tra le persone che erano state
assegnate al programma includente AA e scendeva al 28% tra quel- le
assegnate ad altri programmi (tabella 1). Gli individui frequentanti
regolar- mente AA erano da ritenersi astinenti. Ovviamente il confronto
tra i due pro- grammi non è libero da inesattezze, dato che i servizi che
hanno realizzato l’in- dagine hanno per tradizione valorizzato il ruolo di
AA rispetto ad altri tipi di intervento. In ogni caso questo
risultato conferma l’efficacia di AA evidenziata dagli stu- di
americani.
TABELLA
1
RITENZIONE NEL
FOLLOW-UP SECONDO
IL PROGRAMMA DI TRATTAMENTO
DOPO 6-12 MESI (1996)
Invio di
pazienti Ritenzione
Drop-out
al
programma
al follow-up
(1995) dopo
6-12 mesi
(1996)
________________________________________________________________________________
Programma
AA
297
(100%)
208
(70%)
89 (30%)
Altri
programmi
183
(100%)
52
(28%)
131
(72%)
totale
480 (100%)
260
(54%)
220 (46%)
________________________________________________________________________________
(da Jean
e coll., 2003)
Il
rapporto di Alcolisti Anonimi col mondo sanitario
All’inizio Alcolisti Anonimi si tenne in disparte, piuttosto isolata di
fronte al mondo sanitario. L’atteggiamento è comprensibile se si pensa che
era allora co- stituita da alcuni pazienti «disperati» dati per persi dai
medici che li curavano, e che solo nel gruppo avevano trovato un’uscita
dalla dipendenza. In realtà nell’osservare il dodicesimo passo
(testimoniare la propria esperienza a un altro alcolista) gli AA si
sentivano obbligati a frequentare i luoghi di cura dove si trovavano gli
alcolisti, e quindi a entrare in contatto e a iniziare la coo- perazione
con il settore sanitario. Si stabilirono così alcune collaborazioni col
sistema sanitario che ancor oggi sono considerate storiche: a Senigallia
presso Ancona (Casa di cura Villa Silvia), a Dolo presso Venezia (Servizio
per i tossi- codipendenti e alcolisti), a Firenze (Gastroenterologia
dell’ospedale di Careg- gi), a Milano (Medicina Generale nell’ospedale di
Garbagnate). Nei decenni 80 e 90 l’associazione, parallelamente
all’incremento dei gruppi, è divenuta più visibile nei media. E’ in
particolare nella seconda metà degli an- ni '90 che AA si è aperta verso
il mondo delle istituzioni e ha anche ricevuto la ufficializzazione di
alcuni governi regionali e del Ministero, in particolare con la recente
legge alcologica del 2001. Come aspetti di cambiamento
nell’associazione, si consideri inoltre l’elezione del primo fiduciario
non alcolista avvenuta nel 1997. In effetti i contatti tra AA e
istituzioni sanitarie sono oggi più frequenti che in passato nel nostro
paese. I dati che possediamo dalle indagini compiute negli anni '90 e
sopra riferite, suggeriscono che (a) l’invio da parte dei servizi sanitari
ad Alcolisti Anonimi sfiora il 60% tra quei centri storicamente legati ad
AA, (b) il 20-30% dei partecipanti ai gruppi vi sono stati inviati dai
sanitari (pur giungendovi la maggioranza attraverso familiari e amici),
(c) gli AA inviano ai servizi con cui sono in collaborazione il 20-30% dei
loro partecipanti.
Come
arrivare ad Alcolisti Anomini?
Per chiunque voglia
rivolgersi ad Alcolisti Anonimi, gli indirizzi si trovano negli elenchi
telefonici di ogni città o spesso nelle pagine locali dei giornali; ov-
vero si possono richiedere alla sede di Roma, in via Torrerossa 35, o al
centra- lino nazionale (telefono 06 66 36 620). Per un operatore
che si occupi di una persona dipendente da alcol l’invio ad AA - e per i
suoi familiari al gruppo parallelo di Al Anon - può essere essenzia- le
per il trattamento dell’alcolismo, il che però non lo esime dal monitorare
pe- riodicamente la situazione clinica e sociale del suo paziente e dei
congiunti.
Sono tre i punti sanitari da cui normalmente
viene fatto l’invio: l’ospedale, i servizi o centri alcologici
territoriali, gli ambulatori o studi dei singoli professio- nisti. Si
tratta di: ▪ reparti ospedalieri (tradizionalmente gastroenterologia,
psichiatria, tossicolo- gia), dove medici, infermieri o assistenti sociali
che sono informati invitano i loro degenti affetti da alcolismo a
contattare membri di AA, ovvero dove l’am- ministrazione dota questi
ultimi di una stanza per ricevere alcolisti degenti, o per fare riunioni;
da qui i pazienti ricevono informazioni e stimolo per iniziare a
frequentare i gruppi dopo la dimissione; ▪ servizi territoriali, dove
le persone hanno ricevuto la diagnosi di dipendenza alcolica, in cui
qualche volta alcolisti anonimi stessi sono invitati a un collo- quio con
i pazienti, oppure in cui a volte si tengono gruppi di motivazione e o- ve
i membri di Alcolisti Anonimi sono chiamati a dare la loro
testimonianza; ▪ ambulatori, studi professionali di medici di medicina
generale o di psicote- rapeuti, quando l’alcolista stesso si è dichiarato
al curante ovvero dopo che il familiare gli ha condiviso la sua
preoccupazione, e dopo che gli interventi me- dici o psicologici abbiano
mostrato i loro limiti. A volte il professionista stesso telefona
all’alcolista AA preannunciandogli il prossimo arrivo, oppure mette in
contatto le due parti fornendo i numeri telefonici.
Non si
deve infine dimenticare che anche i sacerdoti e i ministri del culto han-
no l’opportunità di indirizzare ad AA le persone che a loro fanno ricorso;
e che in alcune carceri, dove i gruppi sono disponibili (ad esempio a
Firenze), un al- colista può essere inviato a parteciparvi.
In linea generale la conoscenza reciproca tra il professionista e
l’alcolista ano- nimo è il presupposto perché l’invio sia credibile ed
abbia effettivamente suc- cesso. Inoltre è utile che il professionista
abbia con sé l’indirizzario dei gruppi AA e Al-Anon della città o della
provincia in cui opera, e il telefono delle per- sone significative, e
sarebbe ottimale che avesse avuto un contatto col gruppo o i gruppi di
auto-aiuto. A tale proposito può essere buona cosa sfruttare le pe-
riodiche occasioni di informazione pubblica a cui i gruppi AA (e Al-Anon)
in- vitano anche attraverso la stampa i professionisti, nonché i familiari
o in genere gli interessati partecipando alle medesime.
Per
chi è indicato il programma di AA? Non ci sono ancora chiari studi a pro-
posito, tuttavia l’esperienza clinica suggerisce alcuni tratti che
sarebbero speci- fici delle persone che traggono miglior vantaggio da tal
programma: ▪ cultura metropolitana ▪ tendenza all’autonomia
individuale ▪ tendenza all’introversione ▪ ipersensibilità al
controllo da parte del (dei) familiare(i) ▪ vicinanza relativa del
gruppo alla residenza dell’interessato/a ▪ gradimento dell’alcolista e
della sua famiglia
Non esistono vere e proprie
controindicazioni per AA se non il fatto di forza- re la persona che per
precedente esperienza, o per pregiudizio, o per negazione del problema, si
esprima contro il programma. Qualche volta basta che il fami- liare o il
professionista, con un approccio comunicativo flessibile, accetti mo-
mentaneamente il rifiuto riproponendo il gruppo a un colloquio successivo,
per indurre un cambiamento nella decisione. Generalmente la diagnosi che
accom- pagna l’alcolismo non influisce sull’invio: ad esempio di AA
beneficiano anche pazienti con diagnosi associata di tipo
psichiatrico.
maggio
2003
______________________________________________________________ Indicazioni
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on, Servizi Generali di Alcolisti Anonimi, via di Torre Rossa 35 00165
Roma
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