LE DONNE DI BAGDAD di Mario Luzi
Diruti gli acquedotti, saltati i cavi elettrici, inattivi gli impianti di depurazione, eccole, le abbiamo viste per pochi attimi, ma viste indelebilmente sullo schermo, seppur semicelate dai loro panni e cenci e chadors e pezzuole variopinte, le donne di Bagdad con secchi, bacinelle e taniche entrare nei ristagni della torpida corrente, io chiedere a un Tigri torbo e malvoglioso acqua per la loro incertissima giornata... L’estrema deiezione della creatura umana non ha tempo. Poteva essere mille anni fa o tremila. La causa, neppure quella, muta. Il fiume sotto i suoi crollati ponti potrebbe, esso, attestarlo. Nulla cambia nella fortuna umana - barbugliano, si sente, 20le acque grevi e impastate di rovine. Nulla cambia - davvero nulla cambia? Allora perché questa rivolta? Del sangue, dell’intelligenza come per una empietà? è nell’ordine antico, è nel previsto 25ritmo dei suoi effimeri sussulti essa pure? Arcaica al pari della guerra che sfoggia il paradosso dei suoi avveniristici strumenti? Davvero nulla cambia? nulla si redime? Vanno e vengono nelle loro tuniche gonfie di vento, intrise d'acqua, loro donne di Bagdad al fiume benefico e insidioso. La morte è la sola lesa maestà chche non vien meno. E sola ci ci assicura della sacrosanta vita...
da Mario Luzi, L'opera poetica, Ed. Mondadori, Milano 1999
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