Pacifismo, guerra e politica

risponde Maria Luisa Spaziani

 

   Il pacifismo è un partito?

 Il pacifismo non è un partito. Il pacifismo è affidato al desiderio e al- la coscienza, quindi è assolutamente trasversale. Anche nel caso di regimi guerrafondai dove qualcuno si permette di disobbedire in pro- fondità. 

   Si può parlare di aggressione bellica nel recente conflitto in Iraq?

  Si trattava di combattere una evidente inciviltà. C’è un verso di Dante che di- ce: A lui fia scortesia esser cortese. Di fronte alla scortesia, alla violenza degli altri, è lecito opporre violenza.

   Quale politica e quali metodi per le controversie internazionali?

  Il sogno di un governo mondiale, che era già degli antichi o almeno dei grandi medioevali e rinascimentali, è sempre valido. E nonostante tutto, nonostante il fallimento della Società delle Nazioni che non ha impedito Hitler, è sempre va- lido e al centro di tutti gli uomini di buona volontà che uniscono la ragione a un democratico uso della forza.

   E' giusto imporre la democrazia?

  Il grande problema è educare fin dai primissimi anni i bambini che saranno le menti direttive di domani. La solita obiezione: perché dobbiamo imporre i no- stri costumi a un popolo che ha costumi e tradizioni diverse? Ma l’infibulazio- ne non è un’opinione ed è atroce dire: se a loro piace tagliare un pezzo del cor- po di una donna, sono fatti loro. Sarebbe come dire: ma perché costringere un bambino di cinque anni ad andare a scuola quando per sua natura preferirebbe giocare sul prato? E' assolutamente necessario contrastare quella pigrizia che naturalmente genera l’ignoranza Una «minima violenza» può essere necessaria.

  Di fronte all’arretratezza di un popolo, noi siamo decisamente invitati e co- stretti a discutere e intervenire.

   La coscienza... Quale ruolo per la coscienza individuale e collettiva di fronte alla politica dei governi?

  Alla coscienza va riconosciuto un ruolo primario sennò saremmo a un livello animalesco.

 

maggio 2003