Il dibattito sul patrimonio culturale (5)

L'opinione di Umberto Baldini

 

 

 

Mentre cinquant’anni fa coloro che si laureavano annualmente in storia dell’arte erano così pochi da non raggiungere in tutta Italia neppure la cinquantina oggi sono vere e proprie legioni. Questo au- mento di laureati - che si risolve quotidianamente purtroppo in un ulteriore pe- sante aggravio del problema occupazionale nazionale per colpa di una società politica che è tuttora completamente carente nonostante i bla-bla e le promesse negli atti di momenti di gloria e di rappresentanza - non può essere comunque assunto come il segno più importante di una presa di coscienza e di una re- sponsabilità civica e civile delle nuove generazioni volte alla ricerca e perciò al- la difesa della propria identità. Di quella identità costituita dal patrimonio ar- tistico e più velatamente da quello detto dei beni culturali che sono i documen- ti più importanti e irripetibili della nostra configurazione storica, della nostra stessa realtà.

Nel nostro paese, che si vanta di possedere il quaranta per cento del patrimo- nio artistico di tutto il mondo, i beni culturali non stanno tutti configurati a vieta anticaglia nei musei o dentro gli edifici pubblici civili e religiosi. Sono da sempre e da secoli ininterrottamente immanenti alla nostra quotidianità: sono la fonte ma anche e soprattutto l’essenza viva e visibile del nostro modo di es- sere e di esistere. Non esistono in Italia solo isole museali; noi abbiamo invece quello che è stato da altri definito il Museo Italia. È qui che si dovrebbe rico- noscere una delle parti più vitali della nostra economia, la più sicura e vasta area di lavoro del nostro tempo.

 

 

dicembre 1999                                                                                                                   articoli correlati