La cinghia sociale

di Enzo D'Angelo

 

 

 

Già nell’antichità sembra che lo Stato rilasciasse, come documento, delle cin- ghie i cui fori certificavano la ricchezza e lo strato sociale d’appartenenza. Mol- ti buchi per i meno abbienti, pochi per i benestanti ed un solo occhiello per rea- li, dignitari e governanti.

Non è stato però mai chiarito definitivamente il significato del codice forato sull’arcaica carta d’identità. Quasi tutti gli studiosi concordavano nel leggervi la preminenza della casta rispetto alla identificazione del singolo ma sul nume- ro dei fori le opinioni sono sempre state varie. I teorici capitalisti lo spiegarono come una attestazione percentuale del patrimonio  –  più buchi minore ricchez- za –  mentre i formalisti, più propensi a considerazioni funzionali, ci videro una agevolazione per coloro che dovevano rifissare la cinghia con frequenza. I criti- ci marxisti, che riscontrarono sopratutto un marchio di riconoscimento e con- trollo sociale, per una volta coesistettero con altre scuole come quella psicana- litica, che nelle forature leggeva un simbolo efficace di identità, esaltante o re- pressiva a seconda dei soggetti, cioè dei buchi. Ci furono anche delle interpre- tazioni spiritualiste che nella cinghia forata riconobbero una sorta di rosario o talismano il cui uso avrebbe potuto stimolare la rassegnazione o la speranza. 

Il calore del dibattito spesso raffreddò i rapporti tra singoli ferventi o interi gruppi di devoti alle diverse teorie. Eppure quella vivace diversità che s’inerpi- cava per sentieri attorcigliati, forse, in ogni anfratto trovava un po' di vero.

Ormai lontane le eroiche stagioni delle battaglie teoriche e dialettiche, ecco una proposta pratica in tono con la serena efficienza de-ideologizzata dei nostri tempi: la cintura elettronica. Una Sanità nazionale fornirebbe a pezzo di costo, anche a rate, chi ha reddito basso, minimo o non ce l’ha proprio, di un cinto che, stringendosi automaticamente, eviterà ulteriori fatiche e relativi scoraggia- menti al disagiato il quale, grazie agli scatti minimi, non si accorgerà nemmeno delle strette. Inoltre, tastando il ventre 24 ore su 24, questa cinghia sociale consentirà un efficace controllo dietetico ed economico. Infine, nei casi di ne- cessità vera, non di normale digiuno o semplice debilitazione, il dispositivo e- lettronico vaglierà statisticamente il pericolo di vita del soggetto e, nei casi e- stremi  – attenuando perciò la pressione sul pronto soccorso –  chiederà ad un cervellone nazionale, padre vigilante di tutte le cinghie, l’ubicazione di un o- spedale con un posto libero e, poi, arriverà subito il soccorso.

I soliti denigratori hanno già detto che chi si fa tastare il ventre come una gal- lina vive in un pollaio e che, così, chi controlla la vita controllerà pure la mor- te. Ma costoro non percepiscono l’evolversi dello Stato sociale, della stretta creditizia, dell’inflazione, della tecnologia...

La cinghia elettronica serve a non far calare i calzoni ai disagiati ma non li controlla come schiavi. Anzi li assiste nella crisi, anche oltre il loro stato di co- scienza. Essa è la vera garanzia pratica, oltre quella legislativa, che il minimo vitale esiste anche se le pensioni o le istituzioni sanitarie non possono sempre assicurarlo a causa della negativa congiuntura nazionale, anzi internazionale, cioè monetaria o, meglio, socio-economica ma, forse, sopratutto politica, in- somma storica!...Come tutti sanno. 

 

 

 

 

luglio 1992