Ma non è una cosa
seria
di Enzo D'Angelo
Che nell’ingovernabile
Italia dei troppi partiti l’individualismo nazionale e- splodesse, come
sta accadendo con l’esasperante proliferazione a sciame, non stupisce poi
tanto. Si tratta di un rigurgito persino naturale. Non sarebbe, inve- ce,
naturale se la proliferazione la prendessimo sul serio e questo lo
sappiamo tutti, fantasiosi candidati ed elettori stanchi. Se dapprima è
sembrato che per ogni problema s’inventasse un partito poi è subentrata
l’impressione che per o- gni nuovo partito s’inventasse un problema.
Adesso, però, il numero dei partiti dev’essere maggiore di quello dei
problemi visto che, per fare un programma e- lettorale, chi sta a destra
saccheggia a sinistra, ed anche viceversa, mentre chi non sta da nessuna
parte saccheggia ovunque, persino nel passato più arcaico, per ripescare
la pena di morte, il carroccio e i granducati. Avalleremo fantasie comiche
e sinistre, piroette farsesche e di cattivo gusto?
Il dibattito politico tra gli
italiani s’annacqua, spesso non vive del confronto d’idee ma di battute:
l’hanno fatto il partito del calcio, dei ciclisti, dei fumatori e della
discoteca notturna? e quello del videogame? c’è già il partito degli spa-
ghetti? poi ci sarebbe quello dei tortellini! Vedremo anche numismatici
contro filatelici? Sembra ci sia il partito dei meridionali che vivono al
nord o forse è quello dei settentrionali che vanno in vacanza al
sud… Una realistica ironia, banale quanto si vuole, tende a trasformare
quel recente e già diffuso passa- tempo del piccone in autopicconamento:
del sistema, del dialogo e della sana polemica, delle identità dei singoli
e dei gruppi. Più d’uno prova a dimenticare che il gioco della
disintegrazione, quando dura a lungo, è una febbre che spossa la
democrazia e la libertà. Si mortifica la socialità con pretesti,
si sfocano e si occultano le fasce sociali più deboli con ragionamenti
microscopici che ingrandiscono necessità banali, piccoli bisogni, nebulose
teorie, nostalgie antiquarie. Così, mentre la Russia vuol
entrare nella NATO e nella CEE e l’apertura del- l’Europa all’est e al sud
sembra l’unica prospettiva ragionevole per l’immediato futuro, invece di
usare potenti cannocchiali, qui si cerca quella governabilità a- gognata,
presunta, illusoria, che non si trova perché troppi cani cercano la vol-
pe mordendosi la coda l’un l’altro. La governabilità, le riforme, dovunque
si trovino, non le troveremo aumentando i partiti cercatori ma diminuendoli. Fi- nita l’epoca dei grandi confronti ideologici, c’è poco
da pensare ai longobardi o agli etruschi! Necessitano visioni ampie,
ottiche sociali pragmatiche e riforma- trici e molti uomini
nuovi.
gennaio 1992
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