Qualcuno faccia qualcosa
di Enzo D'Angelo
Se la qualità del racconto
dipendesse dal montaggio e non dalla storia co-
me sostiene quel grande scrittore che è Brodskij,
senza complicate chirurgie su quanto vediamo ma semplicemente mandando
indietro il tempo le urla sareb-bero silenzio, i drammi
serenità, le guerre pace.
Invece il tempo, per chi ha problemi veri, va solo in avanti ed è un
accumulo di disagi e sofferenze che riduce la qualità del vivere e ne
rende la memoria un triste racconto.
In questi ultimi mesi tutti si lamentano più
del solito e la protesta è un tiro al piattello molto democratico: ognuno
spara sugli altri ed è puntato da tutti.
Le prossime elezioni, in primavera o in autunno, increspano le acque ed incre- mentano le «differenziazioni», i programmi, le promesse... perfino
le presunte anarchie per scagionarsi.
Fra tante critiche e rimedi, cose vecchie e rispolverate,
fantageografiche e raz- ziste, nostalgiche o del più rapace trasversalismo,
non vediamo molta attenzio- ne né fantasia per i problemi degli anziani,
dei portatori di handicap, di chi è tossicodipendente o ha l’Aids.
Nel Bel Paese dove chi si rivolge al Pronto Soccorso riceve facilmente un
Pronto Rifiuto, dove troppi giocano benissimo al calcio coi problemi di
chi sta male e non urla abbastanza per dignità o perché non gli è
possibile, non servo- no rivoluzioni in avanti o indietro ma, sicuramente,
molti snellimenti burocra- tici, più partecipazione dei cittadini nelle
scelte politiche e amministrative e, soprattutto, gente di buona volontà
che si rimbocchi le maniche.
Chi sopravvive con la pensione sociale, chi è solo con la malattia, chi è
isola- to in casa o in un ricovero, chi è intrappolato dalla droga, chi
sta morendo di Aids, non si aspetta miracoli ma che qualcuno faccia
qualcosa.
ottobre1991
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