Attualità di Fénelon, precursore dell’Illuminismo

Telemaco o La libertà dello spirito

di Charles Dédéyan

 

 

 

Pittore di Penelope, Telemaco davanti alla madre Penelope,

scifo attico (part.),V sec. a.C., Museo nazionale archeologico, Chiusi

 


  Telemaco non è soltanto un romanzo pedagogico; Fénelon pratica già discre- tamente la tecnica dell’artificio, presto caro al Montesquieu delle Lettere persia- ne. Abbraccerà così l’insieme delle conoscenze tramandate dall’antichità, l'uma- nesimo greco e latino, la dottrina della Chiesa, le aspirazioni politiche e sociali, in una sorta di prisma, in un crocevia dove la sua personalità fine e duttile cer-

ca e trova la soluzione dei problemi teologici, politici, economici.
  Parte da uno stato di fatto: l’assolutismo reale, le difficoltà di un paese conse- gnato alle disuguaglianze sociali, oberato dalle guerre, sottomettendosi alle im- poste distribuite disugualmente, pagando il lusso e i sogni dispendiosi del so- vrano e dei grandi, vittima anche delle liti religiose, della revoca dell’editto di Nantes, dei sommovimenti giansenisti o delle dispute, quietistiche di Madame Guyon e di Padre Quesnel. Fénelon è informato di tutto, in contatto diciamo con tutti, il mondo pro
testante delle nuove convertite, Madame de Maintenon, Bossuet, il duca di Chevreuse, il duca di Bouvillier, i gesuiti. E' costantemente sulla breccia, ed ecco che gli si chiede di formare un re: il duca di Borgogna, di notevole intelligenza, al contrario del Gran Delfino affidato a Bossuet, e in cui coabitano il bene e il male, i vizi e le virtù, stando a quello che dicono Saint-Simon ed altri contemporanei. Sarà la grande vittoria di Fénelon, di breve dura- ta purtroppo, perchè il duca morirà giovane.
  Gli storici non possono immaginare cosa sarebbe stato il suo regno. Ci avreb- be risparmiato la Rivoluzione? Essa ha dovuto sconfiggere un re feneloniano che non aveva la stessa forza intellettuale. Delle idee si muovevano, Paul Ha- zard ha descritto da maestro la crisi delle coscienze di fine Seicento e d’inizio Settecento. Fénelon fa già parte dei Lumi, ha una disposizione tale che gli con- sente di giudicare con imparzialità, di condannare e lodare, soprattutto di pro- porre dei rimedi. Salento è l’immagine del Progresso, Idomeneo quella del re ri- formato che si fa riformatore. Ma non è soltanto il duca di Borgogna ad essere l’allievo di Fénelon, lo siamo noi, lo sono gli innumerevoli lettori del romanzo.
  Per convincere, Fènelon sa che bisogna anche e soprattutto sedurre e nello stesso tempo istruire. L’Iliade e l’Odissea, l’Eneide di Virgilio, le Metamorfosi di Ovidio, i tragici greci, la storia, la leggenda, la mitologia formano l’alfabeto di una poetica guidata, che si vuole formatrice e riformatrice. Tutto e tutti servo- no al messaggio feneloniano dominato da Mentore; Calipso ed Eucari, le ninfe, Venere, Nettuno, Giove, l’Olimpo, gli Inferi sono servitori del messaggio come Idomeneo, Nestore, Filottete, Sesotri, Narbale; Adrasto è il negativo di una dottrina positiva della giustizia, della carità, della tolleranza.
  Il mondo mediterraneo, l’Egitto, la Fenicia, la Magna Grecia ci chiamano; po- co importa sapere se Telemaco è un poema o un romanzo. Fénelon usa la remini- scenza, le allusioni, le imitazioni, anzi i riferimenti a Omero di cui si dice il mo- desto continuatore. Ma nel Telemaco, l’antichità lascia vedere un mondo molto moderno, un edificio cominciato e che bisogna costruire. Lo hanno visto i con- temporanei, gli scrittori del Settecento, e perfino i romantici. Telemaco è vera- mente un modello e, grazie a Fénelon, Mentore da nome proprio è diventato nome comune per designare la guida e il capo spirituale.

Il messaggio di Fénelon è un’apertura sui Lumi e la Luce, come l’idea di pro- gresso cara al Settecento, è un leitmotiv del racconto. Leggiamo un’Odissea, ma un’Odissea dell’anima, nell’invenzione profonda dell’autore, che ci propone un corredo di esperienze e di cognizioni per promuovere la nostra perfezione spi- rituale e morale. Tuttavia non abbiamo mai finito di estrarre il contenuto dal forziere del tesoro. Nei drappi, nelle stoffe tessute da una mano allegra, secon- do i disegni forniti dell’antichità, si nascondono delle perle e delle gemme che dobbiamo imparare ad ammirare. Come eclissa il libro postumo del giansenista abate Duguet, Institution d’un prince ou traité des qualités; des vertus ou des devoirs d’un souverain, uscito nel 1739, che dorme in-quarto nelle nostre biblioteche! Ma l’abate Bremond, che ammirava Duguet per altre opere, preferiva il romanzo di Fènelon.

Quante generazioni si sono formate leggendo il Telemaco ! L’attuale imperatore del Giappone ci ha imparato la nostra lingua. Le armonie di Telemaco, alle quali l’abate Bremond era così sensibile nella sua Histoire littéraire du Sentiment religieux en France, sono come delle onde  che si propagano attraverso il Settecento, toc- cando con la loro grazia l’Idomeneo di Mozart e vengono a marezzare i Martiri e il Genio del Cristianesimo. Ma andiamo più in là. C’è un’altra realtà oltre quella informativa che il Telemaco ci offre, quella della libertà dello spirito.

 

 

 

(traduzione di Denise Visentin)