Rudolph Schürch: Per Vittorio Sereni, Convegno di poeti, Ed.Scheiwiller, Mi- lano,1992

 

 

Vittorio Sereni

 

 

Gli amici poeti (ri)leggono Sereni

     

     E' uscita di recente, a cura di Dante Isella, per i tipi Scheiwiller di Milano, la  pubbli-

  cazione degli atti del convegno di studi sul poeta Vittorio Sereni tenutosi a Luino nel

  maggio 1991. Un «convegno di poeti», cita il sottotitolo del volume: presenti i coeta-

  nei Bertolucci, Bigongiari, Luzi e  - tra gli altri - autori recenti e recentissimi che nel-

  l'opera del lombardo trovano tuttora i riferimenti utili al proprio lavoro.

 

 

 Prima di accennare allo spettro amplissimo degli interventi, dai quali è pure le- cito attendersi tracce inedite di lettura, giova ricordare che Sereni (1913 -1983) ha attraversato i luoghi essenziali del nostro secolo, dagli eventi bellici all’ulti- ma vera avanguardia poetica – l’ermetismo – stillandone uno scabro romanzo in versi, scandito dalle celebri sillogi giovanili di Frontiera (1941) e del Diario d'Algeria (1947), e da quelle meno immediatamente fruibili della maturità: Gli strumenti umani (1965) e Stella variabile (1981).

Proprio sulle cadenze «misteriche» di quest’ultima opera, innervata di presen- ze «oracolari» di nottambuli, di musici, di rammendatrici pazienti nel ricucire gli sbreghi, gli strappi della vita, viene spontaneo allo studioso –  o semplice- mente al lettore appassionato – ricercare notizie chiarificatrici. Occorrerà pa- zienza. Si dovrà pagare il tributo di dissertazioni talvolta ostiche da attraversa- re, perché condite di oscuri tecnicismi (come «coscienza circolare») o perché troppo generiche (per esempio: «se qualcosa alla poesia possiamo e dobbiamo chiedere credo sia proprio (...) la capacità, la forza di capire la realtà»). Bandita, va detto, qualsiasi tentazione celebrativa, si rintracceranno poi presto accurate indagini filologiche, prodighe di stimolanti chiavi di lettura. 

Eccone due riferite – appunto –  a Stella variabile: G.Frasca evidenzia nel li- bro uno stilema definito «iterazione d’esitazione» (pag.27), non altro che una dissolvenza sempre incombente dello spazio mondano, così intravisto dal vec- chio umanista disilluso (fiori primaverili che «sembrano ravvivarsi» – «non si ravvivano», una gioia improvvisa che «scompone la notte e ricompone», una «dedizione mercenaria/o non mercenaria» d’artista...); R.Carifi la qualifica in- vece come «una poesia dove la parola (...) non dimentica le ombre e le impron- te delle cose» (pag.51) per quanto protesa sull’indeterminato, intenta cioè a fa- vorire l’avvento del possibile dentro il presente. Si rimanda, a questo proposito, alla lirica Toronto sabato sera. Non poche sorprese riservano inopinatamente vec- chissimi amici che a Sereni furono legati da sodalizio artistico.

Si riesumano lettere, aneddoti e altri lacerti che ne rendono per chiari tratti la personalità: ecco tornare ad aleggiare, nelle vesti di una «ragazzetta (...) di ca- rattere piuttosto "freddo"» della quale il poeta si era invaghito (pag.102), la fi- gura di Proserpina che suggella mirabilmente Frontiera; ecco la trepida attesa per l’uscita del primo libro, le gite/fughe a Firenze, per incontrare i coetanei er- metici...Un gioco di rimandi fra versi circonfusi di mito e immediatezza esisten- ziale, che induce infine Piero Bigongiari a rievocare una loro gita nel Vaucluse, ospiti del poeta René Char che Sereni ha tradotto con maestria, come accerta Giorgio Orelli);  il provenzale stipò loro l’auto di mele quando si accinsero a ri- partire, perché «buonissime e dissetanti» (pag.106): ben altri «pomi d’oro» oc- correvano però per lenire quella loro inguaribile sete, quell’attesa improrogabile che spetta alla parola della poesia trascrivere. Ipotesi di una nuova/antica bel- lezza e umanità. Agli insegnanti, cui dopotutto è dedicato questo testo, il tacito invito a comunicare ai giovani la consuetudine all’ascolto di questa parola del possibile.

 

 

 

 

 

luglio1993