Carmine Pescatore : Dame, sante, locandiere e Giubilei, di Adriana Martinelli e Caterina Sanna, Edizioni Il Gabbiano, 2000

 

 

 

 

 

E’ abbastanza comune l’errore di considerare gli avvenimenti religiosi, feste processioni e pellegrinaggi come percorsi fatti unicamente di luoghi e città tra- scurando il loro profondo legame con le persone e le loro piccole e grandi sto- rie.
  Un libro, Dame, sante, locandiere e Giubilei ce lo ricorda con grande abilità narra- tiva, siglando in ogni capitolo le storie nella storia che hanno visto donne nei panni di oscure o famose protagoniste. Le autrici, Adriana Martinelli e Caterina Sanna, entrambe giornaliste Rai, hanno il merito di avere scritto un’opera che si pone tra le poche valide sull’argomento. Un’intrigante ricerca storica su perso- nalità femminili che hanno lasciato un segno spesso indelebile sui Giubilei del passato, a partire dal primo, quello del 1300. Sette secoli in cui, come scrivono le autrici “la spiritualità della donna, la sua operosità e la sua creatività hanno inciso, traendone a loro volta impulso ed arricchimento, sullo svolgimento dei Giubilei”.
  Il libro, inoltre, immerge il lettore nella mentalità di epoche lontane in cui un avvenimento religioso così influente rivestiva un carattere ed un’importanza totalizzante per tutto il mondo della cristianità, in epoche in cui, tra guerre ed epidemie, non è possibile distinguere i segnali di vita da quelli di morte nelle vicende alterne alla storia della chiesa. Tra le più famose figure prese in esame sopriamo Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Rita da Cascia, tutte e tre sante, portatrici di esistenze e pensieri fuori dell’ordinario, vite coraggiose spese nella fede e in uno spazio sacro.

Fra le donne a cui il libro è dedicato alcune appartengono alla storia di Napoli per casato o per esserne state cittadine d’adozione; a cominciare da Caterina da Courtenay, figlia di Beatrice d’Angiò, che visse presso la corte coltivando una incessante fede sino a spegnersi ad appena 26 anni, oppure Vittoria Colonna, sposa di Ferrante d’Avalos con cui visse a Castel Sant’Angelo sacrificandosi in attesa del suo ritorno, durante ben 16 anni di guerre. Dopo la morte di Ferran-te Vittoria coltivò l’amicizia con l'anziano Michelangelo Buonarroti e iniziò un particolare percorso spirituale affiancata da Juan de Valdès, un teologo spagno-lo che diffondeva l’allora innovativa dottrina della salvezza per mezzo della fe-de, poi ripresa dalla Riforma. Di questa donna, accusata di eresia, si dice vi sia un ritratto nel Giudizio Universale che in quegli anni Michelangelo portò a ter-mine nella Cappella Sisitna.

Ma, a proposito di eresia, le stesse accuse saranno fatte a Giulia Gonzaga, an- ch’essa discepola di Juan de Valdés, animatrice, alle soglie del decimo Giubileo (1550), di quello che potremmo definire un “salotto” religioso in cui si disserta- va sulla fede “rifuggendo dai rigidi schemi ecclesiastici”.
  Un capitolo del libro, uno dei più toccanti, è dedicato a Orsola Benincasa (1551-1618), personalità nascosta, donna minuta e non bella ma di forza spiri- tuale non comune, tanto da essere annoverata Venerabile della chiesa cattolica. Una piccola grande suora la cui vita ricorda, per certi aspetti, quella di madre Teresa di Calcutta.
  Il libro fornisce un quadro singolare di sette secoli di strade e storie, 700 anni di eventi in cui le strade degli uomini diventano metafora di quelle che, per i credenti, portano a Dio. Le pagine di questo interessante lavoro spiegano, indi- rettamente, l’attuale insuccesso del Giubileo, testimoniando la perdita del sen- so del sacro, anche da parte di quanti dovrebbero comunicarlo.
 

 

 

 

febbraio 2000